
Classici, narrativa, letteratura inglese
Heathcliff, figlio di ignoti, è stato allevato da Earnshaw. Alla sua morte, il figlio Hindley tormenta Heathcliff che trova conforto in Catherine, sorella di Hindley, di cui si innamora. Rifiutato dalla ragazza, fugge. Tornato dopo tre anni, trova Catherine sposata a Edgar Linton di cui sposa la sorella che, per vendicarsi, maltratta. Catherine intanto muore, tormentata dal rinato amore per Heathcliff, dopo aver avuto una bambina. La rabbia di Heathcliff si scatena anche contro Hareton, il figlio di Hindley, ormai ridotto in suo potere. Heathcliff muore distrutto dal suo stesso odio. Infine la figlia di Catherine, Cathy, e Hareton potranno vivere felicemente insieme.
“Capolavoro di letteratura inglese e unico romanzo di Emily Brontë, con un saggio di Virginia Woolf e la prefazione di Charlotte Brontë. Cime tempestose appare nel 1847 in una Inghilterra già frenata dai pudori vittoriani; è l’unico romanzo di una scrittrice di ventotto anni prossima alla morte perché consumata dalla tisi. Il libro, stampato in proprio e in poche copie, non desta, come del resto quelli delle sorelle, grande interesse; in seguito si imporrà come singolare capolavoro della letteratura inglese. Nella solitaria e selvaggia brughiera dello Yorkshire si consuma una tumultuosa e distruttiva passione amorosa. Tutti i tormentati contrasti che s’innescano tra gli abitanti di una agiata dimora a fondo valle e quelli di una fattoria su di un colle ventoso convergono nella figura del trovatello Heathcliff. Le contraddittorie e velenose passioni umane innestano nell’amore la sofferenza e la crudele vendetta.”
Ci sono dei classici che è quasi un obbligo leggere. Se ne parla come qualcosa di ovvio, qualcosa che tutti devono conoscere per forza. Guai a non sapere come è morta Anna Karenina o chi è Jane Eyre. Una cosa simile vale per Cime Tempestose. Tutti ne parlano, ma tutti lo hanno letto?
Ricordo che, qualche anno fa, il libro della Brontë era tornato alla ribalta grazie a un’edizione un po’ assurda che presentava un bollino sulla copertina con scritto qualcosa del tipo: Cime tempestose, una delle storie d’amore preferite di Bella Swan, protagonista di Twilight! E improvvisamente tutte le adolescenti italiane hanno iniziato a sospirare sulle pagine di una storia decisamente diversa rispetto a quella dei bei vampiri. La domanda è sorta spontanea: davvero c’è bisogno di questo marketing per far leggere i grandi classici?
La cosa mi aveva talmente infastidito da spingermi a ripescare il volume comprato anni prima e abbandonato dopo poche pagine. Volevo che almeno qualcuno lo leggesse per quello che è, un grande classico.
La lettura è stata, per essere discreti, pesante. Una cosa però l’ho dovuta riconoscere, questo libro presenta un fattore che lo rende indiscutibilmente unico. In tutto il romanzo non compare nemmeno un personaggio, e dico solamente uno, che possa essere definito anche solo vagamente positivo. In realtà, risulta difficile anche solo provare simpatia per qualcuno. Cime tempestose è, a tutti gli effetti, la fiera del vizio. Abbiamo ragazzine egoiste, giovani spietati, genitori insensibili, matrimoni senza amore, amicizie senza affetto, gelosie, ire mal celate, depressione, odio, rimpianto, rancore, paura, egocentrismo e chi più ne ha più ne metta. Chi legge questo libro e lo definisce solo una storia d’amore, forse non ha prestato molta attenzione.
Cime tempestose è una storia di egoismo. Egoismo e sopravvivenza. La visione che Emily Brontë ha dell’amore è inquietante, quasi distorta, un impeto di passione destinato a soccombere all’ineluttabilità del destino.
«Forse la più bella e la più folle, violenta, storia d’amore… Poiché il destino volle che Emily Brontë, ancorché bella, ignorasse del tutto l’amore, volle anche che ella avesse della passione amorosa una concezione angosciosa, una concezione che non raccorda l’amore alla luminosità, ma ad una buia e sorda violenza, alla morte. Forse uno dei libri di letteratura più belli di tutti i tempi».
Georges Bataille
Una profonda critica sociale che mette in mostra i panni sporchi delle ricche famiglie inglesi dell’Ottocento. Riunisce in un unico racconto solamente animi infuocati e tormentati, che si portano vicendevolmente all’autodistruzione sociale, morale e fisica.
«Wuthering Heights è un grande libro, non soltanto perché le passioni vi sono intense, ma anche perché queste passioni recano la grave impronta della memoria, torva e tragica, di tutti coloro che, durante le generazioni, hanno abitato gli stessi luoghi ed hanno portato il pesante fardello delle sofferenze delle morti. È un grande libro perché il romanticismo vi emerge in spazi di una immensità serena e si manifesta in vaste forme primitive e grandiose, sdegnose di ogni ornamento frivolo ».
John Cowper Powys
I protagonisti di Emily Brontë sono come animali selvaggi, non si oppongono alle proprie passioni, le assecondano, si lasciano trasportare dalla propria impulsività. Catherine si sente attratta da Heathcliff, entrambi hanno un lato oscuro che insieme giustificano e condividono, un lato che si incupisce con la lontananza, ma che li distrugge quando si trovano vicini. Il confine tra amore e odio si affievolisce, la morale svanisce in favore di un morboso bisogno di piaceri effimeri.
La lettura, per tutti questi motivi, non è fluida e scorrevole, ma al contrario pesa pagina dopo pagina, trasportando l’angoscia e il dramma del romanzo nel mondo del lettore. La sensazione che lascia alla fine non è proprio quella di aver concluso un libro romantico, ma passionale sicuramente. Passionale nel senso proprio del termine. Un libro di passioni, di violente, torbide passioni.
E se tutto quello che abbiamo appena raccontato non basta a incuriosirvi, ricordate che è il libro preferito di Bella Swan!
Cime Tempestose:una storia di amore ed odio esattamente come è stata la mia nei confronti del libro quando l’ho letto. Oltre a ritenere che la Bronte scrive molto bene, penso che mettere in luce la società inglese in questa maniera “viziata” sia davvero un colpo di genio. “Smascherare” ciò che sta sotto e che non sempre esce fuori, “denunciare” il vero, “scovare” e far emergere ciò che si nasconde dietro ai vestiti e alla ricchezza smisurata. Ed il finale “tragico” è molto più vicino alla realtà di quanto non lo siano le storie d’amore che si concludono con un lieto fine.
Concordo in pieno con quanto scritto. Una lettura affascinante, ma ben più complessa di una comune storia d’amore. Sicuramente rivoluzionaria per l’epoca!