
Romanzo, Letteratura spagnola
Garzanti libri
2011
355

Spagna, Costa Blanca. Il sole è ancora molto caldo nonostante sia già settembre inoltrato. Per le strade non c'è nessuno, e l'aria è pervasa da un intenso profumo di limoni che arriva fino al mare. È qui che Sandra, trentenne in crisi, ha cercato rifugio: non ha un lavoro, è in rotta con i genitori, è incinta di un uomo che non è sicura di amare. È confusa e si sente sola, ed è alla disperata ricerca di una bussola per la sua vita. Fino al giorno in cui non incontra occhi comprensivi e gentili: si tratta di Fredrik e Karin Christensen, una coppia di amabili vecchietti. Sono come i nonni che non ha mai avuto. Momento dopo momento, le regalano una tenera amicizia, le presentano persone affascinanti, come Alberto, e la accolgono nella grande villa circondata da splendidi fiori. Un paradiso. Ma in realtà si tratta dell'inferno. Perché Fredrik e Karin sono criminali nazisti. Si sono distinti per la loro ferocia e ora, dietro il loro sguardo pacifico, covano il sogno di ricominciare. Lo sa bene Julian, scampato al campo di concentramento di Mathausen, che da giorni segue i loro movimenti passo dopo passo. Ora, forse, può smascherarli e Sandra è l'unica in grado di aiutarlo. Non è facile convincerla della verità. Eppure, dopo un primo momento di incredulità, la donna comincia a guardarli con occhi diversi. Adesso Sandra l'ha capito: lei e il suo piccolo rischiano molto. Ma non importa. Perché tutti devono sapere. Perché ciò che è successo non cada nell'oblio.
Ne hanno parlato in molti, forse tutti, eppure questo libro è rimasto nella lista di quelli da leggere per anni, letteralmente. Poi, in previsione dell’uscita del suo seguito, è arrivato il momento di prenderlo in mano e iniziare a sfogliarne voracemente le pagine, cercando di capire il motivo di tanto successo.
Prima di lanciarmci nella recensione però, vediamo di fare un passo in dietro e di capire la storia di questo romanzo:
Gennaio 2010, Il profumo delle foglie di limone di Clara Sánchez vince il premio Nadal, un prestigioso riconoscimento letterario. Dopo un mese viene pubblicato in Spagna. Dopo solo dieci giorni entra nella classifica dei romanzi più venduti. Le testate giornalistiche lo definiscono il nuovo fenomeno della letteratura spagnola. Il successo è talmente clamoroso che già a marzo, dopo nemmeno due mesi dalla pubblicazione, l’autrice comincia a ricevere lettere minatorie da parte di gruppi filonazisti (quindi, qualcosa di buono deve aver fatto!) che catapultano l’attenzione internazionale sul caso. «El Mundo» scrive: «Questo romanzo scuote la coscienza e svela l’orrore che la normalità cela». Il passaparola rende impossibile ignorare questi romanzo, giungendoperfino in Italia: chi ha letto in anteprima Il profumo delle foglie di limone ne è entusiasta. Le aspettative sono altissime e, come sempre, qualcuno inizia a rimanere deluso. Troppa attesa? Troppo marketing? Chi lo sa. Per fortuna, avendolo letto quando l’ondata di adorazione e di critiche era ormai terminata, ho potuto giudicarlo indipendentemente dalla pubblicità fatta La lettura è stata all’inizio un po’ lenta, quasi noiosa. No, forse noiosa no, ma non entusiasmante. Poi però, proseguendo, è scattato qualcosa. Difficile da spiegare, quando c’è feeling con un libro spesso non esiste un perchè. Di certo non si tratta di una questione di immedesimazione. Anzi. Julian è un ottantenne sopravvissuto agli orrori della Seconda guerra mondiale, che ancora oggi è incapace di dimenticare la crudeltà degli uomini che lo hanno torturato per anni. Non proprio un personaggio con cui ci si immedesima facilmente. Sandra è una ragazza che aspetta un bambino da un uomo che non ama, volubile, egoista, un po’ viziata, superficiale. Cosa possono avere in comune due persone tanto lontane tra loro? La sfortuna di incrociare lungo il proprio cammino due nazisti senza scrupoli. Vittime in due modi diversi dei medesimi carnefici. L’opera della Sánchez mostra come non si possa mai davvero affidarsi alle apparenze. L’orrore e la speranza possono nascondersi ovunque. Il suo talento sta proprio nel trascinarti nel quotidiano dei protagonisti, lasciarti guardare con i loro occhi e sentire con le loro orecchie, poco per volta, fino ad essere completamente avvolto dall’aria umidiccia della Spagna di fine estate, tra pioggia e sole, tra sogno e realtà. Ed è sconvolgente come, nonostante sia ben chiaro fin da subito chi siano i “buoni” e chi i “cattivi”, la diversa percezione di Sandra porti il lettore ad interrogarsi continuamente sulla reale natura di quei miti e affettuosi vecchietti. Possibile abbiano fatto tutto questo nella loro vita? Possibile non si siano pentiti ogni giorno delle proprie azioni? Come, esseri umani così comuni, così fragili, possono nascondere dentro di sè il demone imperdonabile del nazismo?
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