Chi è Francesca Manfredi, la vincitrice del Premio Campiello Opera Prima 2017

Si chiama Francesca Manfredi, ha 29 anni e ha recentemente vinto il Premio Campiello Opera Prima con una raccolta di racconti, Un buon posto dove stare, edito La Nave di Teseo.

Cerchiamo di capire chi sia questa giovane scrittrice che sta facendo tanto parlare di sé!

Francesca è nata a Reggio Emilia nel 1988, ma vive a Torino da alcuni anni, dove ha frequentato la Scuola Holden, che per chi non lo sapesse è una delle più importanti scuole di scrittura in Italia – fondata nel 1994 da Alessandro Baricco – e dove attualmente ricopre il ruolo di insegnante.

Durante gli studi, è stata notata da quello che viene considerato forse il più importante agente letterario al mondo, Andrew Wylie, fondatore e presidente della Wylie Agency, che  rappresenta alcuni tra i più talentuosi scrittori contemporanei in tutto il mondo e che fa delle sue scelte culturali raffinate e di nicchia un vero vanto (e un impero non da poco). Wylie, dopo aver tenuto una lezione alla Holden, ha deciso di leggere i lavori di alcuni studenti particolarmente promettenti e ha scelto di puntare tutto sulla giovane Francesca, che da allora rappresenta. Un investimento, per quanto si può vedere, ben ripagato dal successo immediato.

Nonostante le sue origini e la sua istruzione siano tutte italiane, l’ispirazione della giovane scrittrice sembra venire principalmente dalla lontana e fascinosa America, presente anche nella sua raccolta di racconti. I suoi scrittori preferiti, infatti, sono Carver, Cheever, Ford, D’Ambrosio, ma anche Richard Yates – Revolutionary Road è il suo romanzo preferito -, Poe, Bradbury, Pirandello, Alice Munro, Calvino.

Ma la vera domanda sembra essere un’altra: perché una scrittrice alle prime armi sceglie di esordire con un genere così poco apprezzato e diffuso in Italia? Per fortuna, la risposta arriva da un’intervista che Il Libraio ha fatto a Francesca Manfredini.

“Mi chiedo spesso – dice Francesca – dove stia il rifiuto, se negli editori che non vogliono puntare su questa forma, oppure se è nel pubblico. Potrebbe anche provenire da una mancanza di proposte. Mi sembra davvero curioso che un paese come l’Italia, con una tradizione di racconti e novelle che spazia da Boccaccio fino a Pirandello, Verga, Calvino, non ami più il racconto, tanto più oggi che preferiamo quasi sempre la brevità. Le cose però stanno cambiando e anche il Nobel ad Alice Munro, qualche anno fa, ha aiutato”.

Una scelta azzardata, quindi, ma ben ponderata. I suoi racconti presentano alcuni fili conduttori ben definiti: la famiglia, la casa, il mistero e l’incompiuto. Elementi che si legano tra loro con delicatezza e abilità, dando vita a narrazioni brevi, ma cariche di pathos e tensione.

Dopo questo primo “esperimento letterario”, ora Francesca ha dichiarato di volersi mettere alla prova con qualcosa di diverso. Sta attualmente scrivendo il suo primo romanzo, che, dopo aver letto Un buon posto dove stare, attendiamo con curiosità e anche un po’ di aspettative.

 

Alessandra Grohovaz 
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