Bentornati amici lettori!
Oggi vi proponiamo un’altra interessante nuova uscita che ci è stata segnalata. Parliamo de “La porta degli esili sogni” di Vittorio Russo, edito Cairo Editore.
Sul sito Feltrinelli questo libro viene definito come “un incontro, tra realtà e fantasia, tra Dio e il Papa dà origine a un dialogo serrato. Non è un colloquio pacato, ma un duro confronto. Un dialogo incalzante sulla fede, nel quale sono chiamati in causa deviazioni, perversioni e violenze anche inconfessabili della Chiesa, che sono poi le deviazioni, le perversioni e le violenze dell’umana natura.Ciò che ne risulta è un’analisi spietata sull’immoralità della Chiesa, sul tradimento del messaggio evangelico e sulle brutalità che per secoli hanno accompagnato la storia della Chiesa.Un dialogo che diventa duello verbale, fitto di raffinatezze dialettiche e di affondi eruditi mantenuti però sempre sul filo di un attento equilibrio. Fino al sorprendente finale”.
TRAMA
In una cupa notte, dentro e fuori da un sonno a fior di pelle, un’angoscia senza nome opprime il petto del santo padre. Tra le tende, si muove un’ombra… che sia il Padreterno in persona quello che si sta palesando al suo vicario, o il Maligno? Si tratta di un sogno oppure è arrivato il momento del temuto passaggio?
Poi una voce tuona bassa e fonda a sciogliere il dubbio e l’ombra si accende di luce. È un dialogo serrato, fondamentale, antico, quello che scaturisce tra Dio e il papa, in cui si discutono cose di fede, si chiamano in causa deviazioni, perversioni e violenze, anche inconfessabili, della Chiesa, che sono poi le deviazioni, le perversioni e le violenze dell’umana natura cui corrisponde il tentativo erudito della loro giustificazione da parte dell’interlocutore terreno. Fra esplosioni di colore verbale e venature di ridente ironia, si assiste soprattutto a un duello di sapienze antagoniste, fitto di raffinatezze dialettiche e di affondi colti, mantenuti però sempre sul filo di un accorto equilibrio. È una lettura intrigante quella di questo libro, nella quale bisogna entrare in punta di piedi, fino a ritrovarsi nell’artificio della sua conclusione, che è anche un autentico colpo di scena.