Io non sono mai stato qui Book Cover Io non sono mai stato qui
Giuseppe Casa
Drammatico / Mistero
Clown Bianco Edizioni
Prima edizione Aprile 2017

Roberto Braino è un uomo maturo alla ricerca di un lavoro qualsiasi che gli permetta di sopravvivere a un passato che lo ha profondamente marchiato.
Amanda, che vive da sola con un cane, è proprietaria insieme al fratello di un’azienda agricola. È lei a offrire a Roberto un lavoro e tra i due sembra nascere qualcosa di romantico. Ma anche la donna ha un passato segreto.
La comparsa della giovanissima Samantha sconvolgerà l’equilibrio, già segnato, di Roberto,  precipitandolo in una dimensione in cui paranoia e terrore sono i muri di un labirinto da cui non riesce, o non vuole, uscire.
Il protagonista di questa storia affiderà la sua versione al suo smartphone. Un lungo, agghiacciante sguardo sul fascino della violenza e del male, fino allo sconvolgente colpo di scena finale.

 

Il misterioso romanzo di Casa, Io non sono mai stato qui, racconta la storia di Roberto Braino, e del suo incontro con Amanda. Tra i due sembra nascere qualcosa di romantico, dettato dalla continua tensione sessuale che si percepisce nel linguaggio della donna, che però porta sulle spalle il peso di un passato segreto. L’arrivo della giovane Samantha, nipote di Amanda, sconvolgerà l’equilibrio già instabile di Roberto, spingendolo verso una dimensione dettata dalla paranoia e dal terrore da cui non vorrà uscire.

Devo ammettere che il genere non incontra il mio gusto personale, ma ritengo che per sostenere la lettura di un testo di questo livello sia necessario abbandonare almeno un po’ i condizionamenti soggettivi per vivere l’esperienza con sguardo più ampio.

È possibile definire l’intero libro come un climax ascendente di oscurità, con una linea temporale che inizialmente si alterna tra passato e presente, ma che procede con continuità. La sensazione costante che la lettura dona è quella di un vedo-non vedo descrittivo, utilizzando termini forti e diretti ma tralasciando alcuni dettagli, temporali e non. Ciò che mi ha colpito in particolar modo è stata l’abilità di Casa di arrivare direttamente al punto, senza lunghe digressioni che avrebbero reso l’opera generalmente pesante, facendo passare la volgarità, che talvolta prova a emergere, totalmente in secondo piano.

L’autore è stato in grado di suscitare molte sensazioni, talvolta contrastanti, partendo da un senso di curiosità estrema fino ad arrivare alla percepire palpabile dell’oscurità narrata. Per questo risulta difficile dare un giudizio definitivo su ciò che viene letto.

L’attenzione per i particolari è sorprendente, così come la capacità di rendere lineare la storia. Lo stupore che si prova nel rendersi conto della propria incapacità nel dare un giudizio assoluto come lettore è ovviamente da considerarsi un elemento positivo.

Una volta iniziato questo libro, decidere di infilarci il segnalibro, chiuderlo e infilarlo nello zaino richiede uno sforzo notevole. Ciò che spinge continuamente ad andare avanti, a proseguire la lettura, è la curiosità che essa suscita, la necessità di scoprire ogni più piccolo dettaglio della storia, la voglia di sapere come la vicenda si concluderà.

Ho letto molti passaggi, molte frasi che, seppur semplici, quasi banali, mi sono rimaste impresse per la potenza che sapevano emanare. La grandezza di un’opera narrativa si trova proprio nella sua semplicità, e così, come accade in questo libro, da una piccola scintilla può facilmente divampare un incendio.

 

“Il cielo è muto. L’oscurità è mia amica. Una luce fievole s’insinua nel buio,  colgo un’ombra avanzare lenta lungo  il corridoio… un silenzio strisciante.  E per la prima volta in vita mia  percepisco un autentico senso di pace, non autoimposto.”

 

Claudia Malviventi

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