
Narrativa contemporanea
Bonfirraro Editore
2017
Brossura
244

La Nazzareno racconta con delicatezza un’intera epopea familiare, attraverso la difficoltà di una protagonista in absentia, intima e lieve, che vuole affermare la propria identità sessuale in una Sicilia ancora impreparata al cambiamento.
(Emanuela E. Abbadessa)
Olmo è un piccolo borgo della Sicilia degli anni ’70. È qui che vive la famiglia, apparentemente felice, di Filippo Aletta. Soltanto l’ultimogenito, lo strano e tormentato Gianni detto “Genny”, desta alcune preoccupazioni.
Quando una notte, nel fienile, il padre lo scorge in atteggiamenti equivoci con lo sgorbio del villaggio, prende coscienza con amarezza della sua vera identità sessuale di donna intrappolata nel corpo di un ragazzo e, in preda a una crisi di nervi, lo caccia da casa e gli intima l’immediato trasferimento a Roma. È lì che l’ingenuo Genny spera di incontrare il vero amore…
Con una struttura a cornice che apre, pervade e chiude il racconto e che ne rivelerà il messaggio più profondo, la storia è il crudele affresco di una società cieca e bigotta, pervasa da infiniti pregiudizi nei confronti della “diversità”, e prosegue con travolgenti colpi di scena, fino a giungere a uno struggente finale mozzafiato.
Saga famigliare, ma anche ricerca di identità
Sapete cos’ha di bello il nostro Paese? Un insieme di forti e appassionanti voci dal carattere territoriale. Ogni storia ambientata in Italia si permea di un qualcosa di profondamente nostro. Saranno i paesaggi, i dialetti, le tradizioni a volte anche troppo radicate. Sarà… sarà… ma alle fine, la verità, e che un buon romanzo italiano è sempre un piacere. Ci permette di ritrovarci sempre un po’, anche se abitiamo lontano, anche se il nostro modo di parlare o comportarci è diverso. Perché certe realtà, nel bene e nel male, appartengono a tutti noi.
La storia narrata da Cinzia Nazzareno è un po’ così. Un romanzo famigliare. Anzi, no, una saga, come non se ne vedono spesso in questo periodo, come quelle che la nostra antica tradizione letteraria ci ha insegnato ad amare. L’insieme di avventure (e sventure) di una famiglia siciliana, una come tante, come la nostra, con tutti i suoi conflitti interni e la sua voglia di andare avanti nonostante tutto.
Il romanzo, ambientato a Olmo, in Sicilia, negli anni ’70, è sostenuto dalla voce forte dell’autrice, che decide di affrontare un tema difficilissimo da trattare in qualsiasi campo lo si ponga: quello dell’identità. Identità di genere, in primis, identità di Gianni detto Genny. Donna nata nel corpo di un uomo, o uomo nato con il cervello di donna. Costretta ad affrontare la vera essenza del proprio io e a confrontarsi con una società ancora restia ad accettare qualsiasi forma di diversità, la sua si prefigura fin da subito come una vera e propria battaglia, degna di un’eroina. Ma anche l’identità di ognuno di noi, intesa come individuazione della propria voce nel mondo, di un posto e un ruolo che ci rispecchino davvero, viene messa in discussione. I personaggi di questo romanzo sono davvero come si mostrano? E la domanda sorge spontanea: noi ci mostriamo davvero per come siamo?
Perché farsi accettare non è mai facile, e forse accettare se stessi lo è ancora meno.
Un romanzo sulla famiglia, su ciò che la famiglia può dare, ma anche togliere, su ciò che ci rimane quando ci confrontiamo con noi stessi e non permettiamo alla società di dirci cosa o chi dobbiamo essere.
Una lettura affascinante, degna di attenzione, che può aiutare a comprendere temi delicati che spesso si evita volontariamente di affrontare.