Francesca Manfredi Book Cover Francesca Manfredi
Francesca Manfredi
Racconti
La Nave di Teseo
2017
Brossura
165

Un bosco, una vecchia casa in montagna, la piscina di un condominio. Una bambina che nuota, una ragazza che torna a casa, un padre che scompare, un altro che trova pace nel silenzio umido di una cantina. E poi, nel pulviscolo di istanti che compongono i giorni più normali, affiora la rete dei sentimenti, dei sogni, delle scoperte che illuminano e feriscono, di una memoria in cui si è sempre salvi, ma inguaribilmente soli. È con grazia e scrittura limpidissima che Francesca Manfredi racconta i protagonisti di queste undici storie, avvolti nella normalità delle loro vite, ma sempre colti sul principio di una soglia da cui poter guardare alle loro fragilità e alle loro inquietudini, come a un posto da cui non è necessario fuggire, un buon posto dove stare.

Due chiacchiere su Un buon posto dove stare, vincitore Premio Campiello Opera Prima

Vi abbiamo parlato qui di Francesca Manfredi e della sua rapida ascesa nel mondo dell’editoria, è quindi arrivato il momento di raccontare qualcosa in più sul libro che quest’anno ha vinto il Premio Campiello Opera Prima, Un buon posto dove stare.

«Per un attimo ho pensato di aver fatto la cosa giusta, e che presto o tardi avrei potuto farne altrettante, di cose giuste, se solo mi ci fossi messo.»

In libreria dal 20 aprile 2017, Un buon posto dove stare, edito La nave di Teseo, è una raccolta di undici racconti tra di loro accomunati da alcuni fattori: la casa, la famiglia, il mistero e un senso di incompiutezza. Francesca Manfredi riesce, in poche pagine, a narrare mondi complessi, intimi e spesso dolorosi, in cui il lettore si immerge con una naturalezza non comune e da cui viene violentemente escluso proprio quando inizia a sentirsi a proprio agio. Storie brevi, stralci di vita, momenti che fuggono senza un apparente perché, ma che lasciano il lettore scombussolato, quasi perso. Un talento letterario affascinante, che non vediamo l’ora si metta alla prova con il suo primo romanzo.

I protagonisti dei racconti sono persone comuni alle prese con situazioni di vita quotidiana, drammi piccoli o grandi che potrebbero colpire chiunque, in qualunque momento. Eroi improvvisati e quasi casuali del regno della letteratura, avvolti da auree misteriose.

Francesca Manfredi ha una voce bella, pulita, diretta e cattiva. Niente fronzoli o giri di parole, nessun abbellimento. I suoi racconti sono spietatamente diretti, sia che vengano narrati in prima, sia in terza persona. Questo primo libro si è dimostrato una riuscitissima prova di talento, una lettura così scorrevole, ma dura, da riuscire ad accompagna con grande scorrevolezza i lettori fino all’ultima pagina.

«Si mette di profilo, inspira forte e gonfia la pancia di aria. Se la accarezza lentamente, più volte, nel modo che ha visto fare nei film e mai da sua mamma – non quando è con lei, almeno. Rimane così finché non le manca il fiato, allora butta fuori l’aria che riempie la pancia per prenderne di nuova. Prova a immaginare se accadesse a sua madre, se il bambino non fosse altro che una bolla d’aria e che un giorno o l’altro se ne andasse, semplicemente, soffiato fuori dalla sua bocca.»

Così, una dopo l’altra, assistiamo alle storie di genitori, figli, amanti, bambini e anziani, che ci concedono l’onore di sbirciare nel proprio mondo solamente per ricordarci quanto ogni esistenza sia sfuggente e imprevedibile, lasciandoci con domande e dubbi destinati a rimanere senza risposta.

Una lettura assolutamente consigliata, una scrittrice da scoprire e apprezzare, in attesa del suo prossimo lavoro.

Alessandra Grohovaz

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