
Narrativa contemporanea
L'Erudita
2017
Cartaceo, Ebook
100

Jacques è un uomo vecchio, così vecchio che non ha un volto. Per via del suo passo claudicante in paese tutti lo conoscono, quasi una lancetta che scandisce il ritmo di un tempo lento, in cui i contorni delle cose e delle persone si confondono e, nel passaggio dal presente della cronaca alla memoria, sfumano fino a svanire. Quando Jacques si innamora scrive qualcosa su un foglio, un gesto, un nome, un suono, poi piega più volte il cartiglio e lo infila nella scarpa della gamba più corta.
Si innamora spesso il vecchio Jacques, ogni volta che incrocia qualcosa abbastanza bella da non poter essere dimenticata, eppure, foglio dopo foglio, la differenza tra le due gambe non diminuisce. Chissà, forse perché la distanza che separa le cose dal loro oblio non può essere cancellata. Ma è meglio cominciare dall’inizio, quando il dottor Jacques, una sera, lasciò la sua ventiquattrore ai piedi di un manichino. Con questa raccolta di racconti, legata dal fil rouge del rapporto violento tra tempo e memoria e dalla figura archetipica del suo custode, qui incarnato dal personaggio di Jacques, Eleonora Santamaria s’inscrive a pieno titolo nella tradizione della narrativa surreale italiana, dove agli interrogativi sulla storia s’intrecciano quelli sul senso e il valore della scrittura.
Un manichino elegante, un’opera di qualità
Non si può dire di certo che Eleonora Santamaria, con il suo Un manichino elegante, non abbia confezionato un’opera dalla scrittura di qualità. Un testo che mantiene un equilibrio stilistico costante, fatto di accostamenti ben scelti e di parole delicate e precise. Una composizione altamente descrittiva che rivela la competenza di saper dettagliare il significato senza l’ovvio ricorso a una perifrasi. Una raccolta di narrazioni in cui però anche un lettore allenato può fare fatica a rintracciare un trade d’union che tenga insieme tutte le pagine, e per questo, tutt’altro che volentieri, se ne distrae.
Lo sguardo di Jaques, protagonista e osservatore, sottende a una serie di realtà scovate, poco definite, quasi surreali. Se da una parte questa condizione stilistica sollecita interrogativi e curiosità, dall’altra impedisce la definizione del contesto e la desiderata immaginazione del mondo che ci è necessaria per collocare azioni e conseguenze entro un piano verosimile.
Tuttavia, alcuni snodi ben studiati facilitano l’individuazione di punti cardine del racconto, che tra il surreale e il flusso incondizionato di pensieri scandisce metafore della società contemporanea e di luoghi comuni che ci intrappolano distanziandoci dalla verità. Jacques lascia infatti la sua ventiquattrore ai piedi di un manichino elegante, di fronte al quale decide di non cedere, combattendo la staticità e la tendenza a spegnersi lentamente attraverso la scrittura cadenzata di dettagli della vita reale. Annotando situazioni e aneddoti su un foglio che conserva nella scarpa della sua gamba più corta, Jacques raccoglie istanti quasi esclusivi per tracciarne una memoria statica. L’obiettivo di questo assiduo lavoro sembra proprio quello di combattere con minuzia la ciclicità delle condizioni prevedibili, fissando il singolare affinché possa essere considerato come unico e privilegiato esempio di un momento irripetibile.
Nell’avvicendarsi di condizioni a volte facili da capire e altre volte maggiormente opache, Un manichino elegante rimanda con un tono scorrevole e piacevole al suono a una questione molto meno godibile, ovvero l’escluso rapporto con la quotidianità perso con il veloce scorrere dei nostri giorni, ricordando che la diversità è una risorsa e una autentica apertura verso il mondo.
Chiara Tamburini