
Racconti
Einaudi
2017
Brossura
225

Con l’uscita nel 1976 di Vuoi stare zitta, per favore? , la prima raccolta di Carver, si imprimeva una svolta irreversibile nell’idea di short story e nell’intero panorama letterario americano. Una raccolta di storie indimenticabili, di uomini e donne sull’orlo della perdizione, disoccupati, alcolisti, gente incapace di creare e mantenere rapporti sentimentali veri e solidi. Ma, mescolato al disincanto con cui Carver sa raffigurare alienazioni e mancanze, spunta qui e là un tratto più emotivo, passionale, in qualche caso un dettaglio erotico e comico. In una parola, una qualità affettuosamente «umana».
Profumo d’America nei racconti di Carver
La prima recensione della rubrica tutta dedicata ai racconti 75milaparole non poteva che essere inaugurata da uno degli autori più noti di questo genere, ovvero Raymond Carver. Grazie alle sue ambientazioni ricorrenti la sua America, quella degli anni Settanta-Ottanta, è ormai anche la nostra America, con le tavole calde e gli uomini sempre alle prese con qualche bicchiere di troppo. I suoi racconti sono un raffinato e finissimo resoconto di ciò che egli ha “respirato” realmente e vissuto in prima persona.
In particolare, in questa sua prima raccolta, uscita nel 1976 dopo anni di delusioni e amarezze nel mondo editoriale, vengono presentate in brevi istantanee frammenti di vita carichi di alienazione e insoddisfazione. Egli stesso racconta che mentre si trovava in fila a una asciugatrice realizzò di essere un fallimento come scrittore, vide davanti a sé l’inutilità di tutti quei sacrifici per un obiettivo che ormai credeva irraggiungibile. La vita di Carver è stata una vita densa di difficoltà, alle prese con svariati lavori per mantenere la propria famiglia e la ricerca di uscire dal tunnel dell’alcolismo che gli impediva di scrivere. Come commenta Paolo Cognetti nella prefazione: «È strano raccontare un esordio come se fosse un epilogo», ma se Vuoi stare zitta, per favore? non fosse stato mai pubblicato forse per Carver il’76 sarebbe stato proprio l’anno dell’epilogo della sua carriera di scrittore. Si tratta di un libro spartiacque tra una vita in cui si sentiva un uomo «con il cuore freddo e vuoto, un uomo morto» e l’altra.
La vita dal cuore freddo era caratterizzata dai vari lavori come docente universitario, operaio, fattorino, magazziniere o come inserviente negli ospedali dove la sola consolazione una volta finito di lavorare era andare nel bar, che abbandonava per tornare a casa solo di mattina. La dedica alla moglie: «Questo libro è per Maryan» rappresenta un dono di addio, alla loro storia tormentata di due alcolisti che si tradivano a vicenda e un addio a quella parte di vita a cui Carver non apparteneva più.
Questa raccolta riunisce tutti questi sentimenti di alienazione e malinconia costante da cui possiamo immaginare fosse satura la vita stessa di Carver. Brevi racconti, come se fossero situazioni spiate dal buco della serratura, da cui vedessimo solo gli elementi che si trovano più in primo piano e tutto il resto lo compensassimo con la nostra immaginazione. Le scene riportate sono brevi accenni, piccole pennellate iniziali da cui poi il lettore stesso, come se fosse un esercizio creativo, dovesse partire per costruire una sua storia.
Costanza Raspa